Il Museo Internazionale delle Ceramiche

Il Museo Internazionale delle Ceramiche è stato fondato nell’anno 1908 da Gaetano Ballardini maestro nelle discipline storiche attinenti alla ceramica italiana.

L’esposizione con la quale in quell’anno Faenza celebrò il terzo centenario della nascita di Evangelista Torricelli, raccolse nelle sale dell’ex convento di San Maglorio – che poi ospitarono il Museo – una bella rappresentanza di prodotti delle migliori manifatture d’Europa, accanto ad una modesta esibizione di esemplari delle antiche fornaci locali. Chiusa l’esposizione, con i doni degli espo­sitori furono gettate le basi del Museo che doveva, inizialmente, limitarsi alla raccolta dei prodotti caratteristici dei vari centri cera-mici contemporanei. Il nome di Faenza valse al nascente Museo il patrocinio in campo internazionale di molti illustri cultori degli studi e di dirigenti industriali. II comitato locale, intanto, negli articoli di uno statuto approvato con Decreto regio del 19 luglio 1912 che ereggeva il Museo in ente Morale, creava in potenza l’edificio che si è venuto man mano realizzando per lo sviluppo della conoscenza del passato e di nuove ricerche tecnologiche ed artistiche.

Accanto alla Mostra delle Nazioni – nucleo iniziale del Museo – si raccolsero esemplari di manifatture e di artisti viventi italiani riuniti poi, nel 1926, nella mostra permanente della moderna ceramica d’arte italiana. Nel 1916 furono fondate la mostra dell’antica maiolica italiana, specie di quella faentina, e quella delle ceramiche rustiche delle varie regioni italiane. Nel 1919 fu realizzata la Mostra dell’Estremo Oriente coi contributi di alcuni collezionisti fra cui il faentino Ercole Alberghi, e di personalità del Giappone.

A queste vennero via via ad aggiungersi le mostre didattiche: dei frammenti di scavo delle maioliche italiane del Rinascimento; delle ceramiche preistoriche e del mondo classico; quella delle ceramiche del Medio Oriente, largamente ampliata nel 1930 con la donazione dell’orientalista FR. Martin di Stoccolma.

A Iato delle mostre vennero poi costituendosi la biblioteca specializzata e la fototeca della maiolica italiana il cui nucleo risale al 1972. Gaetano Ballardini diede vita nel 1913 al bollettino bimestrale «Faenza», repertorio di studi storici dell’arte ceramica.

Nel 1915-16 venne annessa al Museo una scuola di ceramica. Inizialmente corso privato ad orario serale, nel 1919-20 passò allo Stato e venne trasformato in corso diurno per formare i decoratori ed i tecnici da inserire nell’industria italiana ed i maestri nelle scuole. Nel 1938 la scuola fu eretta in Istituto d’Arte a sezione artistica e tecnica, con corsi completi della durata di 8 anni distribuiti in due periodi triennali ed uno biennale. Con l’annesso Laboratorio Sperimentale di Ricerche a carattere tecnologico e chimico fisico iniziato nel 1920 grazie alla scuola, arricchito in seguito di impianti modernissimi e di una biblioteca specializzata ed oggi Laboratorio di Ricerche Tecnologiche per la Ceramica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Statale d’arte per la Ceramica «G. Ballardini» collabora direttamente con l’industria per la qualità e l’incre­mento della produzione italiana.

Tutto questo complesso di opere, distrutto dai bombardamenti che colpirono a più riprese la città nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, è stato ricostruito negli edifici e nelle raccolte con mirabile spirito d’iniziativa dal suo fondatore Gaetano Ballardini, deceduto il 26 maggio 1953, e dai suoi collaboratori e continuatori, col concorso di enti ed amatori di tutti i Paesi. Con Decreto Interministeriale del

15 settembre 1965 il Museo veniva classificato «Museo Grande», mentre con un’apposita legge del 2 agosto 1976 la Regione Emilia-Romagna ne mutava la figura giuridica in Ente Locale pur mantenendone le caratteristiche di autonomia nello spirito dello Statuto del 1912.

II Museo è composto di 32 sale. Al piano superiore sono collocate le collezioni Paolo Mereghi (Il); Giovanni Piancastelli (III); mostra retrospettiva della ceramica di Faenza (IV-V-VI); mostra retrospet­tiva della ceramica italiana (VII-VIII); ceramica popolare italiana (IX); Estremo Oriente (X-XII); Oriente prossimo (XI-XII); mostra didattica di cimeli di scavo faentini (XIII-XIV); mostre didattiche italiane (XV-XVI); preistoria e mondo classico (temporaneamente nei depositi); iconoteca (XVII); fototeca e biblioteca (XVIII-XIX-XX); sala delle conferenze; direzione e servizi (XXII-XXIII-XXIV). Il piano terreno è così suddiviso: ceramisti faentini contemporanei (XXVI), mostra delle nazioni (XXVII), ceramiche precolombiane (XXVIII) e infine la Collezione Cora con ceramiche italiane e straniere dal Medioevo al XIX secolo, che si estende in varie sale già contenenti la ceramica italiana del XX secolo temporaneamente nei depositi.

Rispondi